"Thro' evening shades I haste away / to close the labours of my day."

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Di Walpurgis, Venezia, Vampiri, i d’Armer e i miei parenti che non si decompongono

Ma davvero è da febbraio che non pubblico più niente?

Innanzitutto, felice Beltane!
Io ero al meeting Fisas 2017 alla Ghirada (Treviso), e tutto sommato penso che sia stata ugualmente una Walpurgisnacht in piena regola. Sì, insomma… letteralmente.



Il meeting in sé è andato molto bene; attendiamo “feedback ufficiali” ma qualcuno si è già sbilanciato in commenti e pare che siano rimasti soddisfatti, il che è cosa buona e giusta, perché essendo Yuri nell’organizzazione è stato parecchio sulle spine fino all’ultimo.

Per quanto mi riguarda, al momento sono in una fase di profondo “mal di Venezia”. Tipo il Mal d’Africa. Tipo Saudade. Tipo Sehnsucht. Tipo pucundria… non lo so neanche io.
Venerdì c’era la “Venice Experience” – perché ad un certo punto qualcuno del direttivo deve aver pensato che far venire a Treviso Maestri da tutta Europa e non portarli a vedere Venezia sarebbe stato un po’ un sacrilegio – e mi sono aggregata più che volentieri. Smaniavo di tornare a Venezia da quando – nel corso di questi tre mesi di latitanza – avevo finito di leggere La Spia del Mare di Virginia de Winter, un libro che per molti versi mi ha ricordato la Trilogia di Kushiel e di cui, di conseguenza, mi sono innamorata in maniera particolare. Libro che è ambientato lì – ovviamente – negli anni 1741-1746.

Giravamo per calli e sotoporteghi dietro una guida d’eccezione (Alberto del direttivo FISAS, archeologo e veneziano di studi) che ad un certo bel momento abbiamo anche perso da qualche parte dopo Rialto, mentre fotografavamo la sera che scendeva sul Canal Grande…

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…lungo la via del ristorante; e intanto io vagavo per conto mio anche in un mondo parallelo-ma-neanche-troppo pieno di tabarri e tricorni e maschere e tramacci sotto i felze.
Nadir, Monsieur, El Cid ed Ermes. Arrivati all’Erberia ho dovuto tirare un sospiro.

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Ci sono ancora brutti ceffi in cappa nera che si sfidano a duello nelle calli più anguste, comunque.
(Purtroppo questo pacchetto base di WordPress non mi permette di caricare video, comunque lo trovate su Instagram.)

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Sono tre giorni che ascolto solo Rondò Veneziano (mi sto facendo una playlist su Spotify con un mio personalissimo best of, perché è una discografia immensa) ed ogni play è un “riportami lì”.
Non so perché stavolta sia così tragica e patetica; è stata la prima volta che me la sono girata anche di notte…

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…questo sì, e avevo davanti agli occhi visioni di ogni sorte… Mi sono innamorata. Lunedì mattina intanto che Yuri faceva le ultime lezioni ho riletto quasi tutto La Spia del Mare e stavo a struggermi come una deficiente, molto più della prima lettura – e non per la trama, anche se gli occhi color lapislazzuli di Cassian d’Armer… deh…

Tra l’altro, sabato pomeriggio, in una parentesi di noia, ho fatto una velocissima ricerca sulla famiglia d’Armer e a quanto pare sono esistiti davvero e davvero erano “governatori di nave”, con Alban (Albano) d’Armer – che secondo Bembo non ha fatto una bella fine perché fu portato prigioniero a Costantinopoli e segato in due quando non volle convertirsi, mentre secondo Giustiniani invece morì sulla sua nave stringendo in pugno il vessillo con il Leone – capitano della seconda nave più grande della flotta veneziana nella battaglia di Zonchio contro i Turchi del 1499.

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Nota: venivano da Pieve di Cadore, pensa un po’.
“E’ Cadore loco ciuilissimo et habitato da gente Nobile et di eleuato ingegno: et ha con la città di Belluno gran dipendenza essendo corsi tra loro in diuersi tempi molti parentadi”. 
(Dell’Istoria di Giorgio Piloni Dottor Bellvnese, la pagina è la stessa in cui si menziona Albano d’Armer).

Tutto ciò non perché avessi dubbi sul fatto che milady de Winter abbia fatto i suoi conti, quanto perché – proprio a mo’ di tributo al suo lavoro – stavo pensando di inserire un d’Armer nel background del mio ultimo personaggio, Ranja, in una cronaca di Mondo di Tenebra che Yuri sta narrando e che ha ambientato nella Venezia del 1614.
E’ vero che, stando ai documenti ufficiali, la famiglia si è estinta nel 1553 con Giacomo (o Jacopo) d’Armer, ma il sangue di vampiro fa meraviglie.

Tra l’altro, tanto per dire: biologicamente parlando, io ho ereditato dei geni veneziani da una trisavola, la “nonna Romana” Favaron, da qualche tempo affettuosamente ribattezzata appunto la nonna vampiro perché quando ne hanno disseppellito le spoglie per fare spazio nella tomba di famiglia, lei non si era minimamente decomposta e quindi l’hanno rimessa a posto, e sta ancora là.

Tornando ai d’Armer, ho letto che in Santa Margherita c’è un’iscrizione, su un sigillo sepolcrale, che nomina un certo Armaria Petrus – essendo “Armario” una delle versioni dello stesso cognome (Armario, Armer, Darmario, Darmer e D’Armer) – e che potrebbe riferirsi ad un certo Pietro figlio di Cattarino Armario, che nel 1445 fu eletto rettore di Feltre. Indovina chi è nato a Feltre?

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Dai, è divertente… ho passato un pomeriggio alternativo in maniera totalmente FUTILE e morivo dalla voglia di scriverlo da qualche parte.


Messaggi

Perché noi non ci si illuda di passare un’intera settimana senza rogne, ecco che stamattina alle 6:40 telefona Cristiana perché i cavalli sono scappati dal recinto. Niente di che, fortunatamente, nel senso che sono usciti a pascolare nel prato del vicino, e non si sarebbero neanche mossi da lì se non fosse stato che questo accidentalmente li ha spaventati quando s’è svegliato e ha aperto gli scuri di casa sua; sono scappati lungo la strada ma poi sono anche tornati indietro per conto loro e li abbiamo ritrovati che brucavano dietro casa di Bruno in attesa che qualcuno aprisse loro il cancello e li riportasse dentro. Mica scemi.
Alle 8 siamo rincasati, tutti bagnati e pieni di fango. Yuri è andato a lavorare e io sono rimasta ancora per un po’ a remenarmi a letto, prima di decidere che c’erano da fare un po’ di mestieri.
Ho fatto un sogno particolare, questa notte, di quelli che restano impressi anche se di fatto non sembrano gran che… c’era Yuri che mi regalava un libro di favole con un sacco di bei disegni. Parlava di un clan di streghe-lupo che dormivano nel folto di una foresta, e si risvegliavano per mangiare soltanto in determinati giorni dell’anno – ma quando questo succedeva, portavano morte e distruzione ovunque andassero. C’erano sempre, però, alcune streghe del clan che erano ancora troppo giovane per mutare in lupo – e cadere in letargo – ma forti abbastanza da tener testa ai loro parenti che si risvegliavano (di solito uno o due alla volta, mai tutti insieme); erano una sorta di custodi, tenevano le belve lontane dai villaggi ed evitavano che facessero stragi. Nella favola, però, ne era rimasta solo una, e quando alla fine riusciva a rimettere in quiescenza la zia/sorella (non mi ricordo bene…) che si era risvegliata, scopriva di essere ormai cresciuta abbastanza da cadere a sua volta vittima della maledizione. La favola finiva con tutte le streghe in letargo e nessun custode rimasto ad impedir loro, al prossimo risveglio, di fare danni, e in grado di rimetterle a dormire. Mi sono rimaste impresse proprio le parole “nessun successore”.
Non so, mi sembra una specie di racconto-parabola come quelli dei Nativi Americani… mi sono svegliata che erano le 3:15 del mattino e mi sono alzata per prendere nota. Cosa di cui in parte mi sono pentita poi alle 6:30 quando è suonata la sveglia. E poi il telefono. Ma va bene così.

Ieri pomeriggio, a casa di Laura, abbiamo tavolato. Abbiamo deciso di approfondire lo shapeshifting e volevamo fare il punto della situazione per quanto riguarda il lavoro con gli animali totem… sono stata contenta di sapere che Vick è soddisfatta di come lavoro e mi ha definito espressamente “a buon punto”, tanto da incoraggiarmi a tentare di mutar forma con un totem che in realtà non è uno dei miei soliti – ma è quello di Nicoletta, tra l’altro, la Lince.
Impegni mondani permettendo, comincerò a lavorarci su.

Nel frattempo, a New Orleans, Raven, Jake, Fabrizio, Rozen e Alex dovranno farsi spedire a Malta per conto del Principe e cercare di scoprire quali segreti Gerardo Sasso s’è portato nella tomba. Abbiamo decretato che il martedì sarà il giorno fisso per Vampiri e il giovedì per D&D.


Daidaidaiiii

Devo accantonare le mie consuete letture… oh beh, non che stessi leggendo a ritmo serrato in questi ultimi giorni, comunque. Ho circa due settimane per farmi una cultura sui furetti, e Yuri si è procurato un buon manuale (in inglese) che comincerò quanto prima. I primi di giugno arriva il nuovo bimbuzzo 😉

E non vedo l’ora che arrivi giugno anche per il Reptiles Day, ovviamente – anche se conveniamo tutti e due che questo appartamento si stia sovraffollando. Ma del resto ognuno ha le sue debolezze, no?
Saranno due settimane molto lunghe.

Yuri ha deciso di tagliare gli zuccheri dalla sua dieta, e di conseguenza ho già buttato giù qualche chilo anche io, che comunque continuo a mangiare pane bianco e a zuccherare il caffè. E per giunta stamattina mi sono fatta una torta alla ricotta da tenere in frigo per i momenti di sconforto, ma è un episodio isolato. O anche no, se alla fine scopro che è proprio buona come sembra u_u

Le mie settimane sono scandite dai martedì e dai giovedì – che se un domani dovessi ricominciare a lavorare e me li togliessero definitivamente potrei anche spararmi. L’avventura di D&D ha avuto un picco di pathos quando i diavoli hanno fatto irruzione in Casa Jorasco per trafugare la testa del demone che era custodita nei sotterranei per ordine della Guardia Cittadina; la vecchia Jessamina ci ha quasi rimesso le penne e Viktor si è lanciato all’inseguimento dei cattivi in direzione dei bassifondi. Ci siamo andati anche noi, ma il grosso dei diavoli lo stava sgominando una creatura d’ombra con un marchio vagamente familiare sulla schiena…

…che stava per attaccare Keryon, ma che all’ultimo momento si è fermato ed è volato via. Come non farsi venire dei legittimi dubbi sulla sua identità?

Nella cronaca di Vampiri, invece, Raven e Fabrizio hanno sventrato il fu signor Bronson e nel suo stomaco hanno trovato uno strano artefatto magico che conteneva un’altra sorta di talismano che portava il marchio degli Ospitalieri.

Quindi, qualsiasi cosa si decida di giocare giovedì, non vedo l’ora.