"Thro' evening shades I haste away / to close the labours of my day."

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Psicologicamente adrift, un aggiornamento

Un episodio esemplificativo di come stiano andando le cose con mia nonna potrebbe essere quello di un giovedì mattina, quando ha deciso di portar via le immondizie e quindi, prima di uscire, ha chiuso il sacchetto dell’organico e se l’è portato via. Arrivata in fondo al vialetto, resasi conto di avere un sacchetto in mano, ha cominciato a studiarlo da tutte le angolazioni, lo ha palpeggiato un po’, e alla fine si è arresa e mi ha chiesto che cosa fosse.
In altre cose, invece, è perfettamente lucida e si esprime chiaramente; mi ha raccontato un sacco di aneddoti di anni passati, senza nessun problema (né suo nello spiegarsi, né mio nel capire), ma ascoltarla mentre tentava di descrivere al suo medico un “fastidio” che dice di avere alla lingua, è stato UNO STRAZIO.
Ci sono giorni in cui la butto quasi sul ridere, ma altri in cui tutto ciò un pochino mi preoccupa. Mia madre mi ha fatto notare quanto sia molto serafica, in tutto ciò. Una volta magari si arrabbiava quando le facevi notare quel che si perdeva per strada, adesso pare non farci nemmeno caso… non è un buon segno, secondo me.

Ad ogni modo, c’è stato il Reptiles Day ed è stato un pomeriggio di spese, ma siamo stati tattici: ci siamo preparati la lista con tutto il necessaire e a quella ci siamo attenuti. Oltre alla solita scorta di topi, ratti e conigli, avevamo bisogno di traslocare le 3 tarantole più giovani nei terrari definitivi, con tutti gli annessi e connessi (riscaldamento, termo/igrometri, fondali e sugheri). E anche Apollo e Pythia ormai avevano bisogno di nuove tane.
Parlando di mercanzia viva, c’era pochino ma molto variegato, persino per i pesci, e prezzi molto buoni. Pitoni reali con morph comuni a 30 euro, tanto per dire. Per i 3 terrari in vetro (30x40x30) abbiamo speso 54 euro, il tappetino riscaldante 90×30 a 19, con 60 euro di surgelato siamo a posto fino all’anno prossimo; insomma buono, siamo soddisfatti – senza contare che la nuova Spiders’ Shelf è molto più bella da vedere dei vecchi secchielli delle croccantelle XD

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Per il resto, mi sono un po’ impigrita ed ho perso tutto il “fiery” slancio che mi portavo dietro da Beltane. Sarà stato anche il brutto tempo.
Continuo a scrivere 2-3 paginette alla volta, inerenti alla cronaca di Vampiri, ma dipende molto da quanta libertà d’azione mi concedono le circostanze. Per il Goddess Bookclub stiamo leggendo “Luna Rossa” di Miranda Gray – un libro che in anni e anni di militanza pagana mi ero spesso ripromessa di leggere, e che però ora non mi sta assolutamente prendendo – mentre per l’Hedgerow dovrei cominciare “Trance-Portation” della Paxon ma ancora non mi decido. Dovrei pure finire il “Warrior Goddess Training”, che giace sul mio comodino da tempo immemore, ma un po’ tutto il mio lavoro di progresso evolutivo si è arenato dopo la questione della Stalla, e se mi ripropongo di “ragionarci su” si rivela controproducente perché divento troppo cervellotica e manco il punto-chiave. Quindi innanzitutto cerco semplicemente di non regredire, e per il resto vado a tentativi (o a tentoni, dipende dal periodo), alla perenne ricerca di quel che funziona.

Ho una canzone in testa in questo periodo, è della colonna sonora di Moana/Oceania, s’intitola “La Strada di Casa”, e ad un certo punto dice

Navigatori dentro l’anima,
però la strada che ci porta sempre a casa è scritta in noi.

E secondo me è davvero una grande verità, anche per chi fisicamente non si muove gran che. O forse è sempre la fascinazione di Venezia che mi ossessiona (e neanche mi dispiace!).


Because Doge

Della serie “Storie Che Si Scrivono Da Sole”, il background di Alban d’Armer per la nostra campagna Rondò con la Morte si è composto come un puzzle non appena ho accennato l’idea a Yuri.
Partendo dal presupposto che Alban non sia realmente morto nel 1449 – né sulla nave, né segato in due a Costantinopoli – come potrebbe far sospettare la divergenza nelle cronache ufficiali, abbiamo un fanatico anti-Turchi (e che lo fosse ne accennano effettivamente alcuni resoconti) disperso da qualche parte tra Europa e Asia Minore.
Tra la fine del 1448 e del 1449, esiliato a Edirne c’è un altro famoso fanatico anti-Turchi, nientepopodimenoche Vlad III, Vlad Tepes. Sarebbe abbastanza plausibile che i due entrino in contatto in qualche modo, visto che stando alle cronache poi risulta realmente che nel 1462, quando Vlad venne imprigionato in Ungheria, re Mattia I dovette giustificare la sua cattura a Papa Pio II e ai Veneziani, che avevano mandato dei soldi per finanziare la guerra contro gli Ottomani. C’è spazio per ammanicarsi.
Sarebbe plausibile, dicevamo, che Alban lasci la Turchia assieme ai soldati di Vlad e lo segua in Moldavia. Una volta lì, fargli incontrare Konstantin – futuro Sire di Ranja – è solo questione di pretesti.
Insomma, davvero si scrive da sola.

Quello che invece sto scrivendo io in questi giorni, è una sfilza di “antefatti”. Poca cosa alla volta – per ora il più lungo sono tre pagine e mezza, relative al primo incontro di Ranja con Filippo Corner, Signore di Notte al Criminal e suo informatore principale – ma sufficiente a tenermi mentalmente impegnata soprattutto la mattina, while nonnasitting.

Queste sono alcune delle venticinque tab aperte nel mio browser in questo momento. C’è un po’ di tutto, dal Sentiero del Paradosso al censimento delle sculture del sestiere Dorsoduro – perché vuoi non sapere dove stanno esattamente le Boche de Leon?
Scrivo poco, ma quel poco deve essere scritto bene.
Yuri attinge. Una sera abbiamo compilato una specie di specchietto riassuntivo con nomi, cognomi ed eventuali cariche amministrative di mezzo patriziato veneziano; ci siamo addirittura sbizzarriti con un po’ di fancasting.
Il problema è che adesso non so più stare senza niente da scrivere o pianificare, ed è abbastanza alienante; sono passata dallo struggimento al “dove sono? come mi chiamo?”, e non è che sia propriamente spiacevole, è che in pratica non faccio altro nelle/delle mie giornate. E’ un sacco di tempo che non porto più Guinness al torrente – ma parte di ciò è imputabile al maltempo – e a malapena tocco i libri, e non riesco ad esimermi dal sentirmi un tantino in colpa, in qualche modo.

Ah, ho cominciato Storia della Mia Vita, di Casanova, e penso che il mondo abbia veramente fame di personalità brillanti. Ti prego, risorgi e salvaci dai gossip su Fedez e la Ferragni.


Di Walpurgis, Venezia, Vampiri, i d’Armer e i miei parenti che non si decompongono

Ma davvero è da febbraio che non pubblico più niente?

Innanzitutto, felice Beltane!
Io ero al meeting Fisas 2017 alla Ghirada (Treviso), e tutto sommato penso che sia stata ugualmente una Walpurgisnacht in piena regola. Sì, insomma… letteralmente.



Il meeting in sé è andato molto bene; attendiamo “feedback ufficiali” ma qualcuno si è già sbilanciato in commenti e pare che siano rimasti soddisfatti, il che è cosa buona e giusta, perché essendo Yuri nell’organizzazione è stato parecchio sulle spine fino all’ultimo.

Per quanto mi riguarda, al momento sono in una fase di profondo “mal di Venezia”. Tipo il Mal d’Africa. Tipo Saudade. Tipo Sehnsucht. Tipo pucundria… non lo so neanche io.
Venerdì c’era la “Venice Experience” – perché ad un certo punto qualcuno del direttivo deve aver pensato che far venire a Treviso Maestri da tutta Europa e non portarli a vedere Venezia sarebbe stato un po’ un sacrilegio – e mi sono aggregata più che volentieri. Smaniavo di tornare a Venezia da quando – nel corso di questi tre mesi di latitanza – avevo finito di leggere La Spia del Mare di Virginia de Winter, un libro che per molti versi mi ha ricordato la Trilogia di Kushiel e di cui, di conseguenza, mi sono innamorata in maniera particolare. Libro che è ambientato lì – ovviamente – negli anni 1741-1746.

Giravamo per calli e sotoporteghi dietro una guida d’eccezione (Alberto del direttivo FISAS, archeologo e veneziano di studi) che ad un certo bel momento abbiamo anche perso da qualche parte dopo Rialto, mentre fotografavamo la sera che scendeva sul Canal Grande…

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…lungo la via del ristorante; e intanto io vagavo per conto mio anche in un mondo parallelo-ma-neanche-troppo pieno di tabarri e tricorni e maschere e tramacci sotto i felze.
Nadir, Monsieur, El Cid ed Ermes. Arrivati all’Erberia ho dovuto tirare un sospiro.

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Ci sono ancora brutti ceffi in cappa nera che si sfidano a duello nelle calli più anguste, comunque.
(Purtroppo questo pacchetto base di WordPress non mi permette di caricare video, comunque lo trovate su Instagram.)

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Sono tre giorni che ascolto solo Rondò Veneziano (mi sto facendo una playlist su Spotify con un mio personalissimo best of, perché è una discografia immensa) ed ogni play è un “riportami lì”.
Non so perché stavolta sia così tragica e patetica; è stata la prima volta che me la sono girata anche di notte…

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…questo sì, e avevo davanti agli occhi visioni di ogni sorte… Mi sono innamorata. Lunedì mattina intanto che Yuri faceva le ultime lezioni ho riletto quasi tutto La Spia del Mare e stavo a struggermi come una deficiente, molto più della prima lettura – e non per la trama, anche se gli occhi color lapislazzuli di Cassian d’Armer… deh…

Tra l’altro, sabato pomeriggio, in una parentesi di noia, ho fatto una velocissima ricerca sulla famiglia d’Armer e a quanto pare sono esistiti davvero e davvero erano “governatori di nave”, con Alban (Albano) d’Armer – che secondo Bembo non ha fatto una bella fine perché fu portato prigioniero a Costantinopoli e segato in due quando non volle convertirsi, mentre secondo Giustiniani invece morì sulla sua nave stringendo in pugno il vessillo con il Leone – capitano della seconda nave più grande della flotta veneziana nella battaglia di Zonchio contro i Turchi del 1499.

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Nota: venivano da Pieve di Cadore, pensa un po’.
“E’ Cadore loco ciuilissimo et habitato da gente Nobile et di eleuato ingegno: et ha con la città di Belluno gran dipendenza essendo corsi tra loro in diuersi tempi molti parentadi”. 
(Dell’Istoria di Giorgio Piloni Dottor Bellvnese, la pagina è la stessa in cui si menziona Albano d’Armer).

Tutto ciò non perché avessi dubbi sul fatto che milady de Winter abbia fatto i suoi conti, quanto perché – proprio a mo’ di tributo al suo lavoro – stavo pensando di inserire un d’Armer nel background del mio ultimo personaggio, Ranja, in una cronaca di Mondo di Tenebra che Yuri sta narrando e che ha ambientato nella Venezia del 1614.
E’ vero che, stando ai documenti ufficiali, la famiglia si è estinta nel 1553 con Giacomo (o Jacopo) d’Armer, ma il sangue di vampiro fa meraviglie.

Tra l’altro, tanto per dire: biologicamente parlando, io ho ereditato dei geni veneziani da una trisavola, la “nonna Romana” Favaron, da qualche tempo affettuosamente ribattezzata appunto la nonna vampiro perché quando ne hanno disseppellito le spoglie per fare spazio nella tomba di famiglia, lei non si era minimamente decomposta e quindi l’hanno rimessa a posto, e sta ancora là.

Tornando ai d’Armer, ho letto che in Santa Margherita c’è un’iscrizione, su un sigillo sepolcrale, che nomina un certo Armaria Petrus – essendo “Armario” una delle versioni dello stesso cognome (Armario, Armer, Darmario, Darmer e D’Armer) – e che potrebbe riferirsi ad un certo Pietro figlio di Cattarino Armario, che nel 1445 fu eletto rettore di Feltre. Indovina chi è nato a Feltre?

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Dai, è divertente… ho passato un pomeriggio alternativo in maniera totalmente FUTILE e morivo dalla voglia di scriverlo da qualche parte.


Confluenze

Ho fatto l’abbonamento al programma Kindle Unlimited di Amazon. Ero partita con l’idea di comprare “Verso le Luci del Nord” che era potentemente scontato in occasione del compleanno di Alessia, e ho finito con l’iscrivermi ed andare in completa smania da devo-leggere-il-mondo-intero. Ho messo mano al Kindle ed ho trovato Spirit Horses, mi ha ispirato (non avete idea di quanti quarter Yuri abbia già scartato andando alla ricerca di un nuovo cavallo…) ed ho cominciato quello. Il classico Libro da Tempi Morti.

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Gli ingredienti per farne un film ci sono tutti… forse ce ne sono anche troppi. Lui, Shane Carson, è un horseman di grande talento e grandissimo successo; lei è una giumenta mustang di una linea di sangue sacra agli indiani Shoshone, catturata di frodo dalla loro riserva e salvata dal macello per mano di un’anima pia. Lui ha promesso di restituirla alla sua terra e alla sua mandria, la riserva è minacciata dall’Uomo Bianco Ricco e Cattivo che ha fiutato il petrolio, il vecchio capo indiano sogna di uno spirito leggendario metà uomo e metà cavallo che salverà la sua gente e ha una nipote bellissima con i tratti nativi e gli occhi blu. Dai, la sceneggiatura si scrive da sola!

Nonostante la trama si svolga in maniera così scontata che Yuri poteva togliermi le parole di bocca mentre gliela raccontavo, in due giorni ne ho letto più di metà ed il fatto che sia sabato mattina e io stia qui a pensarci su mentre faccio mestieri, qualcosa vorrà pur dire. Indubbiamente sono intrisa di sensi di colpa e mal de stare per non aver più montato dalla morte di Isabeau. Ho ricominciato a chiedere a Yuri quando ha intenzione di telefonare al veterinario per farsi consigliare, ma la risposta è sempre “presto”, che nel caso di Yuri significa semplicemente “quando mi cadrà il cavallo giusto dal cielo”. Un po’ come quando si parla di cambiare casa e di metter su famiglia.
Altro non riesco a definire. Magari è solo la classica voglia di rifugiarsi nei racconti… ma non è simpatico che io stia lavorando con il Cavallo ed il primo libro sul menù del Kindle fosse proprio questo?

Isabeau mi manca un sacco, anche se continuo a sentirla spesso. Un giorno ho realizzato che la canzone Shake It Out, dei Florence And The Machine (che, ironia della sorte, è nella mia playlist UPLIFTING su Spotify) ha una strofa che dice “Tonight I’m gonna bury that horse in the ground” e =bang!= per un pezzo non sono più riuscita ad ascoltarla, pure se il cavallo in questione era puramente metaforico.
Anche questo mi ha fatto riflettere sull’impermanenza… però mi ha fatto capire che alla fine una delle cose che più temevo è effettivamente accaduta e io sono ancora qui, nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali, a raccontarla. Sono mesi che non mi sveglio più nel cuore della notte in preda all’ansia del “oddio cosa faccio se…”. Credo che il bello sia proprio questo: sono sopravvissuta a tante cose che in principio mi gettavano nel panico (andare a studiare lontano, perdere un lavoro, perdere delle bestiole…) e quindi adesso, quando rischio di sprofondare nella Fossa delle Angosce, ho sviluppato una vocina che mi dice vabbe’, dai, in qualche maniera ce l’hai sempre fatta.

Anche Spirit Horses fondamentalmente è la storia di un uomo che supera una tragedia immane e scopre che ci sono tante cose per cui vale la pena vivere, lo scopre in una riserva indiana dalla natura incontaminata e dal paesaggio mozzafiato. Stesso tema che ricorre nel mito di Atalanta in Artemide, lo spirito indomito dentro la donna: dopo la morte di Meleagro, Atalanta si rifugia nelle foreste, in pratica perché quando esci di casa e ti accorgi di quanto sia grande il Mondo là fuori, i tuoi drammi rimpiccioliscono.
Sia Shane sia Atalanta possono contare su quello che sono e, soprattutto, quello che sanno (fare); è questo che li aiuta a superare la crisi e a rifarsi una vita, è una delle cose permanenti di cui si diceva la scorsa settimana.

Quando ci sono tutte queste confluenze, io comincio a cercare il messaggio nascosto.
Stasera tavoliamo, vediamo se e di quanto dovrò aggiustare il tiro.


Un buon Imbolc e il Punto della Situazione

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Felice Imbolc!
Aspettavo un nuovo sabbat e un nuovo mese per dare una scrollata alla mia routine, dopo questo gennaio che verso la fine aveva perso gran parte della sua iniziale verve. Tra l’altro, dopo circa due mesi pressoché ininterrotti di bel tempo e un allarme siccità alle porte, febbraio ci ha riportato un po’ di pioggia, di luce scarsa e lattiginosa, di uggia sonnolenta.
Tanto la mia massima aspirazione è ancora quella di stare sul divano a leggere.

Ecco, facciamo anche brevemente il punto della mia situazione libri: ho finito To Fly By Night (di cui parlo QUI) e Il Sentiero della Dea, ed ho cominciato  Artemide, lo Spirito Indomito dentro la Donna, nonché FINALMENTE il Warrior Goddess Training, che sto prendendo con calma e metodo, un capitolo ogni fine settimana. Altrettanto comodamente sto leggendo The Little Book of Hygge di Meik Wiking, con cui mi coccolo in particolar modo la sera sognando un paralume per la lampadina del soggiorno che mi fa tanta miseria. Last but not least, ho qui pronto Spirit Allies per l’Hedgerow Bookclub e, se ancora mi avanza tempo, c’è sempre il numero nuovo di Witch Way Magazine.

Per quanto riguarda il lato social, oltre a continuare su YouTube con i video del martedì e del venerdì, ho scelto la mia photochallenge per questo mese, è di @avalonsapothecary ed è questa:

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Infine ci sono le direttive spiritose, come quasi tutti i mesi. Stavolta non so bene dove (e come!) sbattere la testa… si è parlato di stalla, nel senso che il mio è un viaggio a/di/con cavallo ed evidentemente sono uno di quegli strani casi di viaggiatore che ha più problemi a tornare che a partire. Non lo so. Sto rileggendo il “verbale” dell’ultima tavolata anche adesso, mentre scrivo questo post, e dice

Una parolina magica, senza la quale il viaggio perde di significato. Il Ritorno. Crea la stalla. Decidi chi ci sta.

Non che fosse proprio quello a cui pensavo quando ho comprato il libro sull’hygge, ma magari fa brodo.
Battute a parte, quello che ho letto sul To Fly by Night è stato effettivamente un minimo d’aiuto perché mi ha fatto pensare nell’ottica della dicotomia dentro/fuori dalla Siepe… ci sarà un dentro/fuori dalla Stalla?


Volare di Notte (riflessioni della prima settimana)

Fino all’ultimo sono stata indecisa se postare le mie riflessioni su questo blog o su Sentieri, e alla fine ho deciso di ritirarmi qui perché ho guardato il calendario, qui su wordpress, ed è un vero peccato notare come io abbia trascurato Tracks per tutto il mese di dicembre, nonostante siano stati 30 giorni (quasi!) ricchi di spunti e riflessioni.

La settimana di Yule è partito ufficialmente il progetto Hedgerow Bookclub e quindi adesso è ora di tirare le somme della prima settimana. Il libro, To Fly by Nightè una raccolta di brevi saggi di autori vari su varie tradizioni che possono rientrare nella definizione di “Hedgewitchcraft” o, come noto sempre più sovente, “Hedgewitchery”, e mi sta piacendo molto. Stamattina poi, smaltita la frenesia delle feste, sono entrata in pieno assetto-ferie e sentivo il mio neurone pascersi di quello che stavo leggendo.

La prima cosa che ho pensato è stata che quando ho scoperto l’Hedgewitchery me ne ero fatta un’idea completamente sbagliata.
Forse mi aveva fuorviato l’idea che la stessero praticando alcune persone con cui sento di avere ben poco in comune, e quindi non avevo mai pensato di approfondirne la definizione… in realtà potrebbe essere una “tradizione” (e le virgolette sono doverose) che mi si confà abbastanza, nel senso che è in linea con una grossa fetta della mia pratica. L’ultima volta che abbiamo tavolato – era il 18 ed eravamo a casa di Sara in Zoldo per pranzare tutti insieme – mi hanno detto che avrei dovuto insistere con il totem del Cavallo e non solo nel senso di attingere alla sua energia per portare avanti i miei progetti e continuare a lavorarci; dopo averci pensato su, credo di essere giunta alla conclusione che il Cavallo sia anche un mezzo di locomozione e quindi il mio messaggio potrebbe essere quello di viaggiare. Guarda il caso, piovono segnali in questo senso da tutte le parti, non ultimi i titoli che ho letto recentemente.
Ora, al di là di quello che posso essere chiamata a fare io, rimane il fascino di questa zona magica che è la Siepe/Hedge. Questa lettura è come una piscina di palline di plastica, voglio affondare a faccia in giù e navigarla con calma, che tanto non si affoga neanche se ci si ferma sul fondo a riflettere. In più, se vai a fondo abbastanza, nel buio puoi davvero fuggire al di là del velo, oltre la Siepe.
Juniper, nel primo saggio del libro, scrive:

To call oneself a hedgewitch is to call oneself a shaman.

Può essere un parere opinabile, ma il senso del discorso è che la Strega della Siepe è qualcuno che viaggia, e nella fattispecie che attraversa il confine tra lo spazio civilizzato, umano, ordinato e sicuro, per addentrarsi in un mondo molto più selvatico e governato da forze più primitive e sconosciute. Nel secondo intervento c’è la metafora, molto calzante, del giardino (yard): un luogo all’aperto che ci compete, che recintiamo e teniamo ben curato proprio per impedire le intrusioni dall’esterno… per questo, immagino, in principio ero scettica nel sentir parlare di Hedgewitchery da persone che non hanno mai guardato oltre il giardino.

(Che poi in fondo vale come regola d’oro un po’ in tante cose, sempre meglio documentarsi in giro e farsi un’idea propria).

Il problema è che quello che c’è al di là della Siepe sembra sempre molto fico – a me per prima, beninteso. Finché non mi è successo, una notte di viaggiare e vedere una grande ombra nera che sembrava un enorme cavallo, lungo e magrissimo, che attraversava il cielo sopra il pascolo dei cavalli e ho avuto il TERRORE che fosse un pessimo presagio di morte. Così come le ansie notturne, quelle dell’ora maledetta tra le 3 e le 4 del mattino… quella è la Caccia Selvatica, non una pittoresca processione volante in stile gotico-decadente.
Riflettevo su questa fissa che abbiamo di aspettarci sempre qualcosa di fantastico, epico, visivamente ed emotivamente appagante. Vorrei poter dire “se mi avessero spiegato meglio…” ma la verità è che è tutto spiegato molto bene, sono io che non avevo orecchie per intendere, perché “selvaggio” è sempre una visione tipo Sant’Eustachio con il cervo maestoso con le corna che brillano.
Riflettevo sulle medaglie, sui loro rovesci e sul fatto che ci vogliano delle spalle piuttosto larghe per portarli, il che mi rende diffidente nei confronti dei gracili di spirito.

Sempre stando al saggio di Juniper, una delle massime di vita della brava Strega è Know Thyself, “Conosci te stesso”, che poi è la prima delle famose Tredici Colonne condivise da un sacco di sentieri diversi.
Poi, a quanto pare, l’equivalente (o quasi) del/la Rede wiccan per l’Hedgewitchery è Do only what is needed, “Fa’ solo ciò che è (strettamente) necessario”, che è un discorso molto interessante da affrontare – e non mancherò di proporlo come spunto di riflessione alla prossima Limonata – però prima di sviscerarlo in ambito hedgy preferisco aspettare di vedere se compare anche da qualche altra parte, condiviso da qualche altro autore.


Il Mago

Sto leggendo un libro, si intitola Il Mago di Lev Grossman. Non deve aver avuto un’adolescenza facile uno che di cognome fa “grossman”.
Ad ogni modo, l’ho scelto perché veniva dopo Farfalle Nere sullo Scaffale della Giovinezza Perduta, non è che mi abbia convinto il Washington Post che lo definisce “il libro che fa per voi se sentite la mancanza di Harry Potter”. Non ci azzecca NULLA con Harry Potter, se non per il fatto che si parla di una scuola di magia e di ragazzi che ci studiano dentro.
Però è carino, come libro… quantomeno, a noi sta piacendo. Amo il personaggio principale, Quentin, credo che mi somigli molto e me ne sono definitivamente convinta l’altro giorno quando ho letto il seguente passo:

Adesso lui era un mago di fresca nomina, accreditato e garantito. Aveva imparato a scagliare incantesimi, aveva visto la Bestia ed era sopravvissuto, era volato in Antartide sulle sue ali ed era tornato a Brakebills nudo e grazie alla pura forza della sua volontà magica. Portava nella schiena un demone di ferro. Chi avrebbe mai pensato che potesse fare, e avere ed essere tutto questo e nello stesso tempo non provare nulla? Cosa gli mancava? O era colpa sua? Se non era felice, neanche laggiù, neanche ora, il difetto era dentro di lui? Appena raggiungeva la felicità, essa si disperdeva e ricompariva altrove. Come Fillory, come ogni altra cosa buona, non durava mai. Che scoperta funesta.

Come lo capisco.
Solitamente è il genere di riflessioni in cui indugio la mattina durante la colazione; a dire il vero non tanto in questo periodo, quanto piuttosto anni fa, ad ogni modo è una sensazione ricorrente. Il classico I don’t belong to this place, era la conclusione a cui giungevo quotidianamente soprattutto quando facevo la commessa in negozio – una parentesi infelice. Sono abbastanza convinta che capiti a tutti, prima o poi, nella vita.
Il punto è che per quanto mi sforzi di cambiare in meglio, questa cosa non passa mai veramente del tutto. Anche se non ho compiuto mirabolanti imprese urban fantasy, metaforicamente parlando Quentin ed io siamo uguali.

Ma quel capitolo illuminante non aveva soltanto quella chicca, me ne sono salvata altre.

” […] La realtà è resistente, non cede e non si cura di quello che pensate, o sentite, o dite. Almeno, non dovrebbe curarsene. Voi la affrontate e andate avanti con la vostra vita.
“I bambini piccoli non lo sanno. ‘Pensiero magico’: è così che Freud lo chiamava. Una volta che noi impariamo che non è così, non siamo più bambini. La separazione tra parola e realtà è il perno essenziale su cui si basa la nostra vita adulta.
“Ma in qualche modo, sotto il calore della magia, quel confine tra parola e realtà si spezza. Si apre e l’una fluisce nell’altra e si mescolano fra loro e si fondono. Il linguaggio si intreccia con il mondo che descrive.
“A volte mi sento come se fossimo incappati in una falla del sistema. Non vi pare? Un cortocircuito? Un errore di catalogazione? Uno strano circolo vizioso? E’ possibile che la magia sia una conoscenza che sarebbe preferibile abbandonare? Ditemi: un uomo che è in grado di scagliare un incantesimo, riuscirà mai a diventare adulto in tutto e per tutto?”.
Si interruppe. Nessuno gli rispose.

Te lo dico io, a 31 anni suonati. No.
Ad ogni modo, poi continua:

“[…] Ma vi dirò una cosa. Credo che siate maghi perché siete infelici. Un mago è forte perché conosce il dolore. Sente la differenza tra quello che il mondo è e ciò che lui vuole farlo diventare. Altrimenti, a cosa credete serva quella roba che avete nel petto? Un mago è forte perché soffre più degli altri. La sua ferita è una forza.
“Di solito, le persone portano quel dolore dentro di sé per la vita, finché non uccidono la sofferenza o la sofferenza non uccide loro. Ma voi, amici miei, avete trovato un altro sistema: utilizzare il dolore. Bruciare come carbone, per dare luce ed energia. Avete imparato a piegare il mondo che ha cercato di piegarvi”.

Questo ultimo pezzo mi è piaciuto da matti. Poco importa che parli di “maghi” in un senso assolutamente fantastico del termine, perché può benissimo riguardare anche noi, è quel genere di paragrafo che non mi stupirei di trovare in qualche manuale di auto-aiuto. Mi sono riempita la testa e il cuore con questo concetto, sarà che lo sostengo da una vita, sarà che è la mia settimana di Paturnie Con la Zia Irma… ma è proprio così, mago (o strega) è chi ha il potere e lo ha usato (o lo sta usando) per cambiare le cose. Tutto il resto è fuffa, è parecio, è mia nonna che continuava a prendere antidolorifici per la cervicale senza rendersi conto che stava dormendo sul cuscino sbagliato… costa fatica, a volte, cambiare ‘sto cuscino, ma sennò è troppo facile, e non è magia.

Ah, venerdì è venuto il maniscalco e ha detto che le cavalle sono in formissima e sembrano più giovani di quello che sono. E stamattina abbiamo cavallato e visto un sacco di bestie e  Pythia ha vinto i suoi terrori e mangiato il suo topolino senza fare tante storie.
Oggi è una bella giornata, miracolo proprio ù_ù


FarFalli

C’è un intero ripiano della nostra libreria in corridoio su cui sono stipati dei libri che mi ha regalato una mia ex-collega di quando lavoravo in fabbrica, perché se ne voleva disfare. Tutti sul genere young adult, così a naso, e presumibilmente di sapore horror/gotico/urban fantasy. Dico “presumibilmente” perché ormai sono passati almeno 3 anni e non ne ho ancora letto nemmeno uno… fino a qualche giorno fa. Ho preso in mano il primo (e intendo proprio il primo della fila, quello che stava più a sinistra) e mi sono detta che, massì, dai, come “lettura leggera” ci poteva anche stare.
Farfalle Nere di Tara Bray Smith.
Come ha ben detto Yuri, è quel genere di libro che mi sarebbe piaciuto a quindici, sedici anni. Ma un po’ tutto il genere, immagino, mi sarebbe piaciuto a sedici anni se non fossi stata troppo presa da altro fantasy con più Elfi, Draghi e Maghi. Perché Yuri non mi badava quando leggevo Sweep o la saga di Circle of Three.
Sono ripiombata nella spirale della finta nostalgia adolescenziale e l’Universo mi punisce mandandomi le spese condominiali più la bolletta dell’Enel maggiorata del canone tv per ricordarmi che sono più adult che young. Here comes the salasso!
Però abbiamo barato con la busta paga, mi faccio segnare le ferie in agosto.

Ho avuto nostalgia della mia stanza; no, meglio: ho avuto nostalgia di quando la mia stanza mi faceva pena e sognavo quelle grandi camere da letto con il bovindo (o l’abbaino) e il lettone a due piazze come ce l’hanno i teenager americani nei telefilm.
Dopo tre anni che non chiudo più una porta in casa tranne quella del bagno o della cucina quando faccio fritto, mi domando un po’ come mai non abbia ricordi claustrofobici del bugigattolo che era camera mia. Ricordo pomeriggi e serate piovose passate sul letto a leggere finché mia madre non chiamava perché era pronto in tavola. Non mi ricordo più la sensazione che la vita facesse abbastanza schifo, ma mi ricordo che all’epoca lo pensavo spesso. Se questo è l’effetto dei primi sette capitoli di Farfalle Nere, non oso immaginare quando arriverò in fondo allo scaffale.

Domani è Lughnasadh, e potrei decidermi a filtrare e imbottigliare l’oleolito di iperico. Con Limoni e Kokki ci vediamo sabato, che poi sarebbe anche il mio =ARGH= compleanno.
Questa settimana hanno fatto la muta Pitonepalla, Porcelletto, Baboon e persino Peletti – la sua prima, da quando è con noi. Dà un sacco di soddisfazione la muta di Peletti, sembra un’altra tarantola. Per quanto non possa dire che quest’estate balenga mi dispiaccia (sento che pagherò molto cari questi sbalzi di temperatura, ma quando la sera a letto si sta bene con la copertina è tutta goduria) mi sento già alle porte dell’autunno. Non tanto “Primo Raccolto”, facciamo anche già il secondo. Avevamo in programma una grigliatina Walpurgis per oggi a pranzo, più un piccolo prequel ieri sera con pizza e falò… alla fine la pizza siamo andati a mangiarla in pizzeria perché ha cominciato a diluviare, poi ci ha concesso un paio d’ore scarse di tregua per riaccendere il fuoco, assaggiare il liquore alla maggiorana “che fa fare bei sogni”, arrostire un pacco di marshmallows e poi ha ricominciato. Stamattina in principio ha diluviato un altro po’, poi è uscito il sole e abbiamo avviato le griglie, poi è ricominciato il temporale – e noi eravamo molto sommariamente al coperto – e alla fine verso le cinque del pomeriggio è uscito di nuovo un sole cocente, giusto perché ormai eravamo tornati tutti a casa. Ed io mi ero addirittura messa su un tè per aiutarmi ad entrare nell’ordine di idee di cominciare a stendere questo post.
#fottutamontagna


Molte radici, molto onore

Ecco, finite anche le ferie – per quanto, fintanto che Yuri invece è ancora vacanziero, si continui a respirare una certa spensieratezza nell’aria.
Sono discretamente soddisfatta, è stata una settimana impiegata bene. Abbiamo sistemato cosine a casa (Yuri mi ha davvero montato le mensole!), ne abbiamo approfittato per vedere gente, e ho letto tanto nelle pause di temporale (ce ne sono state parecchie). Il tavolo della cucina è ingombro di bottiglie di erbe e radici sotto spirito – e gongolo quando Arianna Safonov mipiaccia le mie foto su Instagram.
Insomma, ho tardato a pubblicare ma avevo le mie buone ragioni, più o meno. Mi rendo conto che sforzarmi di concludere entro domenica – o, meglio, sforzare qualsiasi cosa – spesso e volentieri fa uscire una porcheria e i post non stanno prendendo la piega che vorrei (che poi… con i capelli dovrei essermici abituata. A proposito di capelli, ho trovato del “puro olio di Argan da agricoltura biologica per uso alimentare” da Lidl, bottigliette da 100 ml a 4 euro, e ne ho prese un paio giusto per capire meglio dove sta la fregatura).

Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire di non essere proprio così fuori allenamento come pensavo. Giovedì pomeriggio Paolo ci ha portato a boschi – e intendo proprio “a boschi”, non “a sentieri che attraversano boschi” – per un tour di un paio di vecchi villaggetti contadini abbandonati che Madre Natura sta prepotentemente reclamando per sé. Credevo che, complice anche l’afa equatoriale, avrei patito un sacco, invece le pedule mi hanno salvato le caviglie e non ho preso neanche una zecca. Graffi, in compenso, un tot.

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Yuri qualche tempo fa ha preparato una specie di pomata con una base di cera d’api e olio di piantaggine, che inizialmente era stata pensata per salvargli braccia e gambe dalle irritazioni da fieno e da insetti, ma che in realtà abbiamo scoperto andar bene un po’ per qualsiasi tipo di abrasione cutanea. Compresi i solchi aperti dalle unghie del cane dove la carne umana è più tenera, e lei lo sa, così è sicura di avere la tua attenzione. Ne avevamo fatta una discreta quantità ma, visti i buoni risultati di test clinicissimi, ne abbiamo anche regalata a destra e a manca e quindi, quando capiterà di rifarne, molto probabilmente ci sarà una diretta Periscope dedicata. Come con le grappe. Ci saranno anche altre grappe. Yuri dice che si sente molto spezialeMolte altre grappe.

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La nuova proposta del club del libro di Cherise è Channeling: come contattare la propria guida spirituale, che io ho acquistato in inglese perché il mio kindle per comodità è settato sullo store americano, con il titolo originale di Opening to Channel: how to connect with your guide, di Sanaya Roman e Duane Packer. In realtà poi è un libro scritto a otto mani perché in parte si tratta di esperienze e testimonianze dei due autori materiali e in parte sono insegnamenti che queste persone hanno canalizzato dai loro spiriti guida.
Ora… di norma è difficile che mi piacciano libri di questo tipo; come era difficile che mi piacesse Puoi Guarire la Tua Vita, eppure l’ho preso e letto ugualmente, perché fa parte del gioco. Però devo dire che, per adesso, questo mi sta facendo una buona impressione, se non altro perché quello che “dicono” le due guide spirituali in questione corrisponde esattamente a quella che è la mia esperienza personale con gli spiriti. Se da una parte questo significa nessuna nuova eclatante rivelazione, dall’altra vuol dire confrontarsi (circa) con qualcuno di nuovo e farsi un’idea di dove questo tipo di percorso può condurre. Senza contare che comunque si tratta di un libriccino in formato Kindle che costa poco più di 6 euro.
Una piccola cosa che mi ha colpito è stato il fatto che, secondo loro, sognare di tornare a scuola è sintomo di una predisposizione al channeling. Io sogno CONTINUAMENTE di tornare a scuola, e in effetti mi sono chiesta spesso come mai, visto che tutto sommato sono sogni piacevoli ma non mi pare di avere tutta questa nostalgia dei tempi del liceo. E’ anche vero che in questi giorni siamo finalmente riusciti a vedere un po’ Nicoletta + Vito e Laura + Fabrizio (con Sara è già più facile perché è ospite di sua nonna quaggiù in questo momento) e ci è parso un evento, perché tra impegni e malanni e viaggi e figli incontrarsi tutti insieme sta diventando complesso, figuriamoci tavolare o comunque portare avanti un lavoro di quel genere. Vabbe’, dettagli.
Mettiamola come uno sprone a riprendere qualche attività di questo tipo.


Barattoli e Pokéball

L’altro giorno ero a spasso per il centro con mia madre e ci siamo fermate a scambiare due convenevoli con una sua vecchia conoscente. Ad un certo bel momento, questa mi guarda con sorriso materno e mi domanda “E tu cara? Come vanno gli studi?”. Cara signora. Cara, CARA signora.
Molto meglio del terribile sei sposata? Hai figli?

Mercoledì è uscito Pokémon Go e tutta la mia generazione è tornata ragazzina, chi con la scusa di portar fuori il cane, chi con la scusa di un giro con la bimba in carrozzina (un saluto ai Vicoletti! 😆). Che io sappia, dei vecchi fans della serie sono stati risparmiati solo quelli il cui cellulare non è supportato. Giovedì mattina la mia pagina Facebook era già un tripudio di screenshots dalle località più svariate; io mi godo un sacco, Yuri ha fatto un pochino più fatica (perché quasi contemporaneamente è uscita anche la nuova espansione di Warframe) ma, quando ha ingranato anche lui, s’è impuntato sulla conquista della palestra della chiesa di Cavarzano, e sghignazziamo come faine ladre soprattutto nel momento in cui incroci qualcun altro palesemente in caccia con il telefono in mano. Non riesco a capire se mi diverta più il gioco in sé o semplicemente il fatto che ci siamo rimasti tutti sotto così – perché è questo il peggio, in compagnia ci si fomenta.
La mia settimana praticamente è andata via così. Venerdì pomeriggio seduti davanti al Pokéstop della parrocchia Don Bosco insieme ai ragazzini del Grest, sabato in giro per il centro ad assediare le palestre delle altre squadre, la sera a spasso con il cane battendo zone inesplorate in cerca di nuovi Pokémon e per macinare i km che servono a schiudere le uova. Tutta salute, quella.
Mi sono anche definitivamente decisa ad ordinare da Amazon una powerbank perché tutto questo prosciuga la batteria in maniera veramente esagerata.

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E non è stato nemmeno l’unico regalino che mi sono fatta, ho spuntato altri quattro titoli dalla mia wishlist – il GaldrabókIcelandic Magic, Magic of the Iron PentacleWalking with the Sin Eater. Diciamo che in questi ultimi giorni facevo un po’ di fatica ad ingranare e quindi mi sono dedicata ad una serie di cose che mi ha tirato su di morale, non ultima la fuga al rustico con la mamma per un detox urto. A volte la Paturnia scorre potente in me e l’inettitudine del mondo mi infastidisce a livelli eccessivi, sono quei momenti in cui ti fa rabbia anche solo che questa gente respiri il tuo stesso ossigeno – figuriamoci quando ti rendi conto che il loro voto conta come quello di tutti gli altri, l’unica consolazione è che raramente si recano alle urne.Ma pazienza, per fortuna queste parentesi di sconforto si aprono e si chiudono. Personalmente me le figuro un po’ come una pozza di fango schifoso in cui queste persone sguazzano abitualmente, poi ogni tanto ci finisco dentro anch’io e mi ci affanno perché loro sanno nuotarci molto meglio di me.

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Pazienza. Nel frattempo le mie erbe si sono seccate, è ora di rimpinguare i barattoli.
E poi Yuri da ieri è in ferie, e mi ha promesso che mi monta delle mensole.


Cottuta Fampagna

Sto leggendo Fottuta Campagna di Arianna Porcelli Safonov, lo scrivevo anche nello scorso post.
Io non vivo in campagna, tutt’altro. Molta gente che mi conosce tramite Instagram ne è convinta per via delle foto e per via dei cavalli, ma la verità (per chi ancora non lo avesse scoperto) è che di fatto vivo in un appartamentino di 50 mq – scarsi – al pianterreno di un condominio di prima periferia. I cavalli li tengo in un terreno in affitto fuori città, che a Belluno significa comunque a 10/15 minuti di macchina da casa, a seconda del traffico. La cosa ridicola è che accanto al terreno dove teniamo i cavalli, c’è un terreno di proprietà di mia nonna, e se lo coltiva (praticamente) la persona a cui noi stiamo pagando l’affitto; ci sono delle valide ragioni per cui le cose stiano così, ma è lunga da spiegare.
Avevo dei parenti da parte di mio padre, il ramo emiliano della famiglia, che erano contadini, ma non li ho mai conosciuti e tutto quel che me ne rimane è il patrimonio genetico. Che magari conta comunque qualcosa, mi piace pensarlo… ad ogni modo, a vivere un po’ di campagna una volta qui ci riuscivano tutti, almeno quand’ero bambina/ragazzina io – che anche se adesso sto in mezzo agli anziani e mi sento sempre Supergiovane, ho ricordi di quell’era geologica in cui non solo non avevamo i cellulari, ma potevamo telefonarci al numero della linea fissa senza fare il prefisso per le urbane.
Tutti quanti avevano mediamente almeno uno zio o un nonno o un vicino di casa che faceva dietro alle galline e/o ai conigli. Nessuno scriveva sui disegni “la campagna è quel posto dove le galline vanno in giro crude” (cosa che trovo tenerissima, comunque).

Fottuta Campagna mi fa venire voglia di campagna, e non solo perché è il prevedibilissimo effetto di un libro del genere; semplicemente mi ricorda ogni giorno che posso andare anche io, all’occorrenza, a rifugiarmi in campagna – non sto parlando di terreni, affittati e non, sto parlando della cascina di mia madre.
Non credo di avere la DU, la Depressione Urbana descritta dalla Safonov, non coincidono i sintomi. Santiddei, se riesci a farti venire la DU a Belluno sei un caso grave.
Sto solo attraversando una parentesi di schifo e rifiuto, e non escludo nemmeno che che sia semplicemente perché ho ricominciato a guardare Facebook più di una volta al giorno. Schifo in grande, tipo gente che dà fuoco ad altra gente perché non sta bene (io non amo farne tanto una questione di violenza degli uomini sulle donne perché tanto c’è violenza anche tra uomo e uomo, donna e donna, adulti e bambini, adulti e vecchi, uomini e ambiente… la gente non sta bene, punto). Mi sento persino un po’ populista nello schifarmi, perché secondo me Gli Indignati sono sulla buona strada per diventare la nuova piaga dell’umanità, e allora mi dico che spettano anche a me, di diritto, i Giorni del Vaffanculo. Non perché penso che fuggire in campagna farà sparire tutti i mali del mondo, ma perché farò tesoro di quel che scrive la Hay – sì, sto leggendo pure quello – e quando sarò una persona migliore, genererò (in qualche modo >_>) persone migliori.

Vorrei scrivere un libro come Fottuta Campagna, solo che il mio si intitolerebbe Fottuta Campagna Part-Time, perché è quello che sono, una campagnola part-time a cui piacciono troppo l’acqua calda e la connessione stabile. Il problema è che non sarebbe molto divertente, perché il mio impatto con la Vita Agreste non è mai stato così violentemente tragicomico.

Però sicuramente qualche chicca la tiro fuori pure io.

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Aggiornamento tardivo

Stavolta ho aspettato martedì per postare… domenica sera non ero sufficientemente ispirata, è stata una giornata decisamente uggiosa, con un gran temporale, e che io ho bellamente sprecato giocando online a Warframe con gli altri Jabbabbabbi.
E poi gli Animal Spirit sono arrivati stamattina (mentre Yuri era a casa in malattia per colpa di una brutta sinusite, ed io ero di nuovo in ufficio alla Proprietà Edilizia a perorare le cause di mia nonna), giusto in tempo per cominciare una nuova photochallenge per giugno.
Inutile dire che li adoro. Li adoro e mi rendo conto che li sto trattando come se fossero nuovi animali domestici, che si devono lasciar tranquilli ad ambientarsi in una cuccia di selenite dopo un primo contatto esplorativo. Alla fine, la mia stampa è quella del Drago. Rawr. Sono stati anche un gradevole spunto per un’anche più gradevole conversazione sulle carte tra me e Yuri durante la pausa caffè post-prandiale.

(Ah, siamo tornati a svaligiare il TuttoCapsule, ho comprato un pacco di tè nero alla menta che è veramente sfizioso).

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C’è una bellissima frase stampata all’interno della scatola, ce ne siamo innamorati e adesso la voglio pirografare o in qualche maniera incidere da qualche parte e appenderla in ingresso, perché siamo una famiglia decisamente variegata e direi che questo motto ci rappresenta proprio tutti quanti 😛

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A proposito di bestiole, questa settimana abbiamo sfamato “I Piccini”, le due new entries del RD di domenica scorsa. Dopo che Yuri ha letto online definizioni colorite quali “Screaming Banshee from Hell” – riferite in particolare alla Stromatopelma – siamo attrezzati per fronteggiare la progenie di Satana… in realtà la prima volta Puntino s’è spaventato e s’è nascosto, e Baboon non s’è filato/a né la pinza né la blatta. Già alla seconda hanno cominciato a correre di qua e di là e, insomma, ci vuole tanta buona creanza. E pinze lunghe. E che le blatte non si suicidino annegandosi nel beverino.

Il nuovo libro suggerito dall’Healing Moon Bookclub è Puoi Guarire la Tua Vita di Louise Hay. L’ho comprato – sempre in formato kindle – ma non l’ho ancora cominciato; ho dato la precedenza a Fottuta Campagna di Arianna Porcelli Safonov, un titolo che ha incuriosito Yuri dopo aver visto un “booktrailer” condiviso via Facebook. Devo dire che ne ho letto soltanto i primi due capitoli e già ne consiglierei l’assunzione in dosi massicce (anche per via rettale…) almeno alla metà dei miei contatti sui social. Mi dà l’idea di essere un libro molto BRUT, vedrai che lo divoro.


Il pollice peloso

Ho finito di leggere Big Magic, e devo trovare il modo di procurarmene una versione cartacea in cui poter tornare a rifugiarmi nel momento del bisogno, perché penso che non potrò più fare a meno di questo libro ed il formato kindle non mi basta – per quanto io sia grata della sua esistenza, giacché in principio non ero molto motivata a comprarlo a prezzo pieno in edizione cartacea.
Non ritengo che sia un capolavoro nel senso assoluto del termine (che poi… ne esiste veramente uno, di senso?), ma MI PARLA, è questo è molto importante per me. Sta succedendo esattamente quello che Elizabeth Gilbert aveva pronosticato che sarebbe successo: se potessi mai un giorno incontrarla di persona, sarei una di quelli che l’avvicinerebbero per dirle “penso proprio che abbia scritto questo libro per me“.
Credo che mi abbia dato il meglio di sé con la riflessione del Martire vs. Trickster; ti fa capire che “vivere una vita creativa” non significa solo e semplicemente trovare nella propria quotidianità uno spazio e delle energie da dedicare a qualcosa che ci portiamo dentro e che invece dovremmo lasciar affiorare, ma anche di costruirci attorno tutto uno stile di vita compatibile. Molto in sintesi, è inutile illudersi di “essere creativi” in virtù del fatto che, magari, ogni mese sforniamo un racconto o un fumetto, quando poi magari per tutto il resto della nostra esistenza siamo succubi di una mentalità da martiri che ci ha resi schiavi di una vita che ci castra in tutto il resto.
Insomma, il fine ultimo non è il dedicarsi all’attività in sé, è cambiare in meglio.

Poi ad un certo punto, verso la fine, la Gilbert porta come esempio una sua conoscente che insegnate tecniche ambientali, o qualcosa del genere, e a tutti i suoi nuovi studenti domanda “Quanti di voi amano la Natura? E quanti di voi pensano che la Natura ricambi questo amore?”. Di solito, dice lei, alla prima domanda si alzano un sacco di mani, alla seconda non se ne alza nessuna.
Io ci pensavo ieri… Angela e Ray hanno fatto un’improvvisata al Beltane di Masserano e ci avevano chiesto di andare con loro, ma per noi è veramente troppo lontano perché ne valga anche lontanamente la pena. Tuttavia devo confessare che un pochino mi è dispiaciuto dover declinare l’invito, è tanto che non ci vediamo e ci saremmo divertiti.
Ad ogni modo, ieri pomeriggio era una splendida giornata e ne abbiamo approfittato per fare ancora qualche lavoro di manutenzione dai cavalli. Tra ieri ed oggi sembra che sia sbocciata l’estate tutta in un colpo, siamo passati dal giubbetto di pelle alle magliettine traforate.

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Io credo che un pochino, in fondo, la Natura mi ami, sì. Se voleva tirarmi su il morale con qualcosa di speciale c’è riuscita perfettamente.

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Stavamo portando nuovi pali verso la parte più a monte dei recinti, quando il cane ha stanato mamma fagiano con tutti i suoi pulcini. Recuperati, asciugati dalla bava del cane e controllato che non ci fosse niente di rotto, abbiamo fatto una fotina di gruppo prima di rimetterli tra le more e lasciare che la mamma se li radunasse.

Papà fagiano invece razzolava come al solito insieme alle cavalle. A lui non frega niente, è proprio un pollastro, si ruba il mais di Isabeau.

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Tirando le somme della settimana… venerdì mattina è nata la pupa di Nicoletta e Vito ed è andato tutto bene, se non ho capito male domani le rimandano a casa ma io temo che dovrò rimandare la visita pastorale perché sono piena di raffreddore. Groan. Stasera mi sento uno straccio, complice sicuramente la mattina passata in fiera per il Reptiles Day. Sono cotta. Ho debellato un mal di gola incalzante in tempi record, ma in compenso mi sento la testa come un pallone, mi fanno male tutti i muscoli – però quello potrebbe essere dovuto alle fatiche di sabato pomeriggio/sera – e persino mangiare il gelato mi dà fastidio, come un brainfreeze diffuso fin sugli zigomi. Oh, e non dimentichiamo le Amiche di Mestre.

Però la famiglia si è allargata ancora un pochino, sì. Abbiamo portato a casa due nuove/i aracnobimbe/i (non si sa, hanno pochi mesi e non si riescono a sessare).
La prima – anzi, il primo, perché molto probabilmente è un maschietto – è una Poecilotheria Metallica. Una tarantola che gli Schultz nel loro libro definiscono stunningly beautiful, stunningly expensive, ma che noi abbiamo comprato per 35 euro probabilmente perché c’è la possibilità che sia un maschietto, e i maschietti mediamente non li vuole nessuno dal momento che vivono molto meno delle femmine. Lo abbiamo chiamato Puntino, perché quando siamo passati al banco dei ragazzi di Aracnofilia.org, Gaborri ci ha dato un’occhiata e ha detto “è maschio, c’è il puntino!“. Non è che sia sicuro al 100%, ma Puntino era un nome ridicolo abbastanza da fare il paio con Peletti.

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Puntino ovviamente è quello sopra, la foto sotto è di un adulto random, preso dal web. Qui non si vede ancora niente di blu, salvo giusto dei riflessi sulle zampe che in foto sono venuti solamente con il macro della reflex. Ma noi crediamo in te, Puntino.

Poi, sempre il buon Gaborri, ad un certo punto ha chiesto a Yuri se se la sentisse di provare con qualcosa di più impegnativo, e gli ha regalato una Stromatopelma Calceatum delle sue. Dev’essere una specie di belva di Satana, altro che la povera Peletti; sembra anche molto molto bellina dalle foto che ho guardato online.

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Lei/lui si chiama Baboon. Dal nome americano, Feather Leg Baboon.
Naturalmente Yuri è stato tutto il giorno in preda a paranoie del tipo “non dovevo accettare, non sono abbastanza esperto, queste sono feroci, ecc. ecc.”.
Io dico che se non l’avesse ritenuto all’altezza, non gliel’avrebbe regalata. E poi è sempre stato disponibilissimo, se avremo bisogno di aiuto ci faremo sentire. Tanto, a quanto pare, anche quest’anno si replica ai primi di settembre ❤

Oh io mi aspetto gli Animal Spirit in consegna questa settimana, il track me li dà a Milano ormai!


Aspettando Beltane…

Mi sto addentrando nel mer(d)aviglioso mondo delle scartoffie di mia nonna.
Ognuno di noi ha le sue scartoffie, indubbiamente, ma mia nonna ne ha una quantità particolare. Ce n’era un mucchio con tutta la documentazione che doveva spedire alla sua mutua per avere il rimborso delle spese degli apparecchi acustici, ma all’inizio della settimana mancavano il foglio dell’autocertificazione della spesa sostenuta la ricevuta del bonifico fatto in banca. Lunedì mattina siamo tornate dalla commercialista per vedere se per caso suddetta ricevuta era rimasta presa in mezzo per sbaglio a tutto un altro malloppo di carte che servono per le detrazioni dei lavori di rifacimento degli infisse, ma lì non c’era, e in compenso abbiamo scoperto che ci sono degli aggiustamenti da fare su alcune visure catastali, e avanti con la processione
A giugno ha il rinnovo della patente: ha presentato il modulo dell’ulss per l’autocertificazione – che per altro il suo medico di base l’ha aiutata a compilare – ma la signora dell’agenzia pratiche auto non era sicura che andasse bene perché l’email/promemoria che aveva in mano (e di cui non c’è stato verso di avere una fotocopia o equivalente) diceva “anamnestico del medico curante”. Allora, sempre lunedì mattina, siamo state dal suo medico che ha detto – in soldoni – che se non ci sono patologie particolari, come nel suo caso, si possono far bastare l’autocertificazione.
Martedì mattina con l’assistenza iscritti della mutua ci ho parlato io e mi sono fatta spiegare come compilare i moduli del rimborso e che documentazione ci va allegata, quindi ho riunito di nuovo tutte le carte del caso (perché nel frattempo lunedì pomeriggio mia nonna e mia mamma hannotoccatomannaggiavvoiveletaglioquellemani) e le ho preparate per essere spedite.
Mercoledì mattina siamo state qualcosa come quasi due ore alla Proprietà Edilizia per una questione con un’inquilina che non paga le spese condominiali, e per delle visure catastali che vanno aggiornate e sistemate con le correzioni di successioni e donazioni che sono state fatte sbagliate (vedi lunedì).
Giovedì ho spedito il plico per la mutua e la raccomandata con l’ingiunzione di pagamento per l’inquilina, nel frattempo è arrivata una fattura da saldare allo studio della commercialista per cui venerdì siamo tornate lì a pagare e a riconsegnare un modulo con il consenso alle pratiche per il calcolo della TASI eccetera eccetera.
Sono come i Rotoloni Regina, non finiscono mai… tuuuduu… tudududududududuuuu…

Ormai mia nonna delega a me qualsiasi cosa, tra un po’ mi chiederà persino di stare attenta a cosa le dice la cassiera al supermercato… A lei non par vero, io tutto sommato lo trovo stranamente divertente, discretamente stimolante ma – sopratutto – sicuramente utile in una prospettiva in cui facilmente resteremo io e mia madre a gestire tutta la baracca, e mia madre decisamente non è portata. Almeno mia nonna mi dà MOLTE gratificazioni. Oltre ad avermi rivalutata come ‘donna di casa’, adesso mi ha rivalutato anche come ‘donna di lavoro’ e sta tessendo le mie lodi in lungo e in largo. Venerdì la sua amica Annamaria, ribadendo per l’ennesima volta che “lei e mia nonna sono sorelle”, mi ha chiesto se ero disposta a prendermela come seconda nonna.

Mercoledì poi è successa una cosa carina: l’Healing Moon Book Club (che fa riferimento a @cherisehealingmoon su Instagram, ne accennavo nel mio vecchio post del 6 marzo) ha cominciato la lettura di un nuovo libro che, nella fattispecie, è Big Magic: Vinci la paura e scopri il miracolo di una vita creativa – sì, anche questo è disponibile in italiano.
Ho pensato che fosse proprio un segno; di mio non credo molto alle coincidenze, ma quando ho letto quel titolo è stato davvero come se tutto quello che era venuto fuori nelle tavolate mi fosse stato di nuovo sbattuto davanti al naso. Inutile dire che quel pomeriggio ho comprato il libro in formato kindle, ne ho letto subito il primo capitolo e l’ho adorato. Non vedo l’ora che escano anche le proposte di lavoro/discussione.

Ieri mattina alle 6 Yuri è partito per il meeting di scherma, io sono rimasta a custodia dello zoo… so già che questo weekend “lungo” mi volerà senza neanche che me ne accorga.


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Mi sono accorta di aver comprato un’agenda senza righe, una cosa che più o meno detesto perché riguardare la pagina e vederci le scritte tutte leggermente sghembe mi urta i sentimenti. Ma la prendo con filosofia, la filosofia del “tutto accade per un motivo” – sì, che sono distratta quando faccio gli ordini da Amazon – e quindi dai, rompiamo gli schemi. Magari è la volta che comincio anche a fare dei disegni.

Altri libri sono arrivati in ordine sparso e in anticipo sulle date previste per la consegna (che, beninteso, è sempre cosa buona e giusta). Singing the Soul Back Home è arrivato martedì e Shamanism Bible mercoledì. Che dire? Mi piacciono i Matthews. Il Companion Workbook del Warrior Goddess Training è arrivato giovedì e il Warrior Goddess Training vero e proprio è previsto per lunedì. Secondo me ormai Amazon ragiona in termini di “sei un utente Prime, la spedizione non la paghi, cazzotene se ti facciamo quattro pacchetti diversi?”.

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Sì, mi dà un po’ fastidio. Primo, c’è la quantità assurda di cartone con cui ho già per metà riempito il mio sacco per la differenziata – ma pazienza, il cartone si ricicla. Secondo, da buona tendente all’ossessione-compulsione non è bello che mi mandiate prima il libro degli esercizi del libro di testo – ennonsifa, nonnò. Terzo… non so, ci tengo particolarmente ad avere quel libro, e non solo perché viene copiosamente citato da tante donne che seguo su Instagram. Magari poi neanche lo leggo subito e lo metto ad aspettare il suo turno in lista sorteggio, del resto io vado a paturnie; però dopo aver tanto discusso con Yuri e Sara di evoluzione spirituale e di “femminismo con gli asterischi” (quello che si ribella al fatto che il plurale misto in italiano si scriva con il maschile e quindi al posto di, chessò, ‘tutti’ o ‘tutti/e’ scrive ‘tutt*’) voglio vedere questo com’è. Voglio vedere se scopro qualcosa che finora mi stavo perdendo, magari poi scopro che credevo di vivere bene la mia femminilità sacra e invece non era vero niente, magari scopro che sbagliavo a fregarmene dei generi (…e a odiare tutti indistintamente).
Tra i libri di mia nonna ho trovato Come Diventare Buddha In Cinque Settimane di Giulio Cesare Giacobbe e ne ho già letto un paio di capitoli durante tempi morti vari ed eventuali, poi credo che lo porterò a casa da Yuri perché penso che meriti che lo legga anche lui.

Mi sono fatta un piccolo esame di coscienza per quanto riguarda questa mia smania di comprare libri paganelli, Yuri dice che sono monomaniaca… ma è la mia collezione. Quando collezioni francobolli, nell’album dei francobolli ci sono solo francobolli, non ci metti anche le conchiglie ù_ù
Scherzi a parte, dopo questo exploit mi darò un’altra calmata, perché la mia lista dei “To-read” è veramente scandalosamente lunga e ho finito di nuovo lo spazio sulla libreria. Pian pianino sto riempiendo anche il mio BoS Cloud, eh? Sono piccole soddisfazioni.

È capitata una piccola gag intanto che finivo di scrivere questo post, poco fa… Yuri mi ha regalato il suo vecchio mouse da gaming di Warcraft, perché il mio non andava bene per cecchinare i nemici con arco e frecce su Warframe. È un mouse enorme e pieno di tasti che io spesso e volentieri pigio senza volerlo, e in cui erano ancora memorizzate tutte le macro temporizzate di quando lo usava lui. Ma questo io lo so adesso. Stamattina, ad un certo punto, stavo guardando questa schermata cercando l’ispirazione per continuare, quando cominciano a comparire dei numeri in coda a quello che stavo scrivendo, uno dopo l’altro, in una serie che si ripeteva. Dopo lo smarrimento iniziale – non stavo toccando nulla! – ho intuito che potesse trattarsi del mouse (ogni tanto su Warframe semino involontariamente segnali in giro perché uno dei tasti è associato alla lettera G) e ho chiamato Yuri. La gag è stata:
«Yuri, il mouse dà i numeri»
«In che senso?»
«Letterale!»
Sono sagace come una tinca.


Me-morie

Di questa settimana mi ricordo il SONNO. Perenne, ineluttabile, inspiegabile, invincibile sonno. Shottini di espresso come l’acqua fresca proprio. Non è che di notte non riesca a dormire o qualcosa del genere… è proprio che non ne ho mai abbastanza. Forse dovrei ricominciare a prendere il magnesio.

Ho ordinato un’altra Paperblanks, quella attuale è agli sgoccioli. L’avevo cominciata a Samhain, mi ha accompagnato praticamente per metà dell’anno giusta giusta, è la prima volta che un diario mi dura così poco. La prossima – ho già deciso – la integrerò con fogli sparsi di annotazioni di divinazioni, sogni, impressioni varie ed eventuali che al momento sto annotando sul cellulare (per motivi di praticità) con un’app che si chiama Intuition Journal. Posso auto-inviarmi gli articoli via mail e stamparli, così raccolgo tutto in un unico posto.
Nonostante tutto, incredibilmente, di nuovo mi ritrovo alla domenica sera che non so bene che cosa scrivere. Ho consumato un sacco di carta da quando, durante l’ultima tavolata, la consegna è stata di approfondire andando al nocciolo della questione discendendo la scaletta dei “Perché?”; ma in realtà non sono ragionamenti che valga davvero la pena di condividere su un blog… non ancora, per lo meno. Magari prima o poi qualcuno degno di nota salterà fuori.
Oggi c’è stato il Blessingway di Nja, sono stata indecisa fino all’ultimo se andare o no, però quando ho saputo che sarebbe durato praticamente tutto il giorno ho deciso di no, non avevo tutto quel tempo a disposizione… ormai sui prati sta ricrescendo l’erba e noi dobbiamo approfittare delle giornate libere (a maggior ragione se non piove) per sistemare i paletti dei recinti per mandare le cavalle al pascolo. Durante la settimana generalmente non combiniamo niente di utile in quel senso, questo mese tra spese impreviste e il meeting di scherma in arrivo siamo stati a corto di soldi e Yuri si è tirato su tutti i lavoretti collaterali che è riuscito a recuperare, ragion per cui il pomeriggio è impegnato spesso e volentieri. Insomma, pazienza. Spero che ci saranno altre occasioni per festeggiare la nascita (sempre più imminente) di Melissa.
Io credo che un giorno mi renderò conto di essere in menopausa e ohiboia.

In compenso, è da poco più di una settimana che ho scoperto l’oil pulling (e l’ho sentito su Gipsy Sisters, per cui non posso nemmeno più dire che dalla tv-spazzatura non si impari niente). Consiste semplicemente nel cacciarsi in bocca un cucchiaio di olio di cocco – io lo faccio con quello di cocco perché è quello che ho in casa, poi informandomi un po’ in rete ho letto che si può fare anche con altri – e tenercelo per una ventina di minuti, tipo sciacquo. Poi lo sputi, e fa bene alle gengive, sbianca i denti, e aiuta ad eliminare i batteri sulla lingua che causano l’alitosi.
Io di solito provo queste cose “green” per conto mio, senza pubblicizzarle in giro, ma stavolta sono a corto di argomenti. Senza contare che ultimamente mi sono pure un po’ cadute le braccia perché c’è stato una sorta di “(ri)scoperta” degli oli essenziali nella pratica della Brava Modern Witch, e onestamente a noi diversamente giovani cresciuti con l’Olio 31 della Just (tanto per fare un esempio di cosa abbiamo sempre avuto nelle credenze) sembra tanto la scoperta dell’Acqua Calda.
Insomma, alla fine mi sono semplicemente detta che divulgare anche le sciocchezzuole può comunque illuminare d’immenso qualcuno, se capita.

Sempre a proposito di novità, mercoledì ero uscita con Sara a cercare una perlina per la Collana del Parto di Nja; non l’ho trovata perché siamo capitate proprio l’unico giorno in cui non c’era la titolare del negozio e la sua supplente non ci era di nessun aiuto, però sono tornata a casa con due nuove pietre che avevo adocchiato la volta scorsa: una serafinite e una pietra di sole.

Ah, e poi i libri che sono arrivati lunedì, naturalmente.

Dai, anche stavolta sono riuscita a buttare giù due righe. Domani è un altro lunedì, è un’altra settimana, mi dico ogni volta che posso riuscire a non ridurmi di nuovo all’ultimo senza una straccia di idea…


Brevemente

Ho dei libri in arrivo, domani. Diciamo che stavo attraversando quel periodo del mese in cui realizzi quanto ti serve nella vita una borsa dell’acqua calda, e siccome avevamo dovuto buttare quella che fedelmente ci ha serviti in questi ultimi 4-5 anni, ne ho trovate di convenienti su Amazon e ho fatto un ordine. Ma potevo fare un ordine di 10 miseri euro? Quindi ho sfoltito la mia wishlist di altri tre titoli, il primo è già arrivato mercoledì assieme alle borse, gli altri due sono in deposito qui da GLS già da ieri.

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Noto solo ora che quella specie di frutto vicino al manico della teiera sembra un culo. Peloso, per giunta. <ride da sola>

Inutile dire che adesso sono in piena frenesia da lettura, leggerei anche tre o quattro libri contemporaneamente. L’unico “problema” è che The Book of Druidry mi richiede una concentrazione che non sempre ho, e quindi vado a rilento. Ho dovuto resistere fino a pagina 120 prima di arrivare al capitolo in cui finalmente ho sentito che era valsa la pena comprarlo.
Ad ogni modo, questo è uno dei motivi per cui anche questa settimana sono arrivata a domenica pomeriggio senza una straccia di appunto salvato per il post. Forse non dovrei pubblicare niente, se non ho niente da scrivere, ma è una questione di costanza. Un po’ come le photochallenge – ovviamente adesso, con aprile, ne ho cominciata un’altra.
Ma funzionano, eh?

Poi naturalmente c’è da dire che lavorare con mia nonna non pare nemmeno un lavoro, altro che Vecchiaccia Awards. Venerdì mattina ho avuto una specie di epifania mentre salivo le scale per andare a casa sua, e non sentivo nessun macigno sullo stomaco, nessun odore di degrado e negatività… ero quasi commossa. Sono qui a dirmi che ci voleva, che devo comunque essere grata per l’esperienza fatta perché mi ha reso una persona migliore, spero di non dimenticare mai quanto male si può stare.
La grossa pecca che ha mia nonna è che è indecisa. E svampita. E sorda patocca, finché non si mette gli apparecchi acustici. Ma io ormai ho fatto la proverbiale Pazienza di Giobbe e quindi mi metto tranquillamente ad aspettare che decida se preferisce andare a fare la spesa o a bere il caffè in centro con le sue amiche, e la scarrozzo di conseguenza. Ribadisco… è tutta vita. Mia madre ha provato, un giorno, a dirmi “mi sa che stavi meglio prima”… ma neanche per scherzo.


Post (di) Mabon

Ciao, Mabon, ci rivediamo l’anno prossimo, con somma gioia di tutti quelli che se ne ricordano a stento come “quella cosa che devo fare prima di Samhain”, quelli che si ostinano a festeggiarlo il 21 quando l’almanacco (e Wikipedia, e il Google Doodle…) dice 23, e un po’ anche mia perché in effetti settembre mi sta piacendo.

Devin di “Mystic Moons Tarot” ha organizzato una photochallenge, a tema tarocchi com’è intuibile… io sto partecipando con i Wild Unknown (e Kim Krans ha già mipiacciato almeno due delle mie foto, le distanze non esistono più) ma scartabellando tra le partecipazioni altrui m’è caduto l’occhio sui Green Witch Tarot di Ann Moura e niente, li volevo. Era da tanto che non facevo un ordine da Amazon.com… ci hanno messo anche pochissimo ad arrivare.
Tipo QUATTRO giorni.
Dalla California.
Maledetto Prime.

Quanto a letture uicci sono ferma che più ferma non si può, A Witches’ Bible è stato a prendere polvere sul comodino -finché non mi sono fatta violenza e l’ho finito tutto d’un fiato, un pomeriggio uggioso in cui non avevo nulla da fare, e l’ho commentato su Sentieri – sotto il reader che al momento mi serve per andare avanti contemporaneamente con Geralt di Rivia e, più o meno ripescata direttamente dagli anni d’oro della mia adolescenza, la serie Circle of Three (in italiano “Il Cerchio delle Streghe”) di Isobel Bird. Siamo più o meno al livello di Sweep, con gli annessi e i connessi del caso. Eh, vabbe’, io mi consolo così.
Così, e con le faccende di casa – perché tanto ormai mi sveglio alle 8 anche quando sono in ferie, e dopo colazione non so più godermi la nullafacenza. Domenica mattina ho persino fatto qualcosa che assomigliava vagamente ad un “cambio degli armadi” e ho scoperto di avere una quantità immonda di vestiti che non metto mai. E meno male che con il trasloco tanta roba era stata anche data via. L’Universo mi stava mandando messaggi neanche-tanto-subliminali cambiando la programmazione mattutina di RealTime da “Malattie Misteriose” a “Ma come ti vesti?”. Stamattina, a lavori ultimati, hanno rimesso “Malattie Misteriose”… grazie, Universo, tra la comparsa di sintomi inspiegabili e quella di Enzo Miccio, preferisco i sintomi.

Ah, e poi qui l’eclissi di luna non l’abbiamo vista, causa maltempo.


Frilli Grilli

Quest’anno ho detto sì allo short impenitente, finora confinato ai pomeriggi casalinghi e, se proprio proprio, alle passeggiate serali con il cane. I miei stinchi butterati di cicatrici varie ed eventuali non sono mai stati un gran vanto, ma mi guardo intorno e vedo Mortadellandia, perciò crepi il pudore e facciamoci bombardare dai fotoni. Che se mai mi riuscisse di andare al mare un paio di giorni potrei evitare di fare la Regina delle Nevi a ferragosto.
Il problema diventa IL PELO. Madre Natura mi ha risparmiato il pellicciotto mediterraneo, anni di silk-epil hanno fatto il resto, ma comunque non c’è modo di persuadere i superstiti a crescere tutti insieme e possibilmente non sottopelle. Quindi “gambe lisce per settimane” un par di balle, perché ogni 2-3 giorni bisogna metterci mano. Yuri dice che non li vede finché non ci va davvero vicino, ma non ha importanza, perché li vedo IO. Sarò schiava inconsapevole di moderni precetti culturali maschilisti!

No non è vero. Devo rimediare ai danni degli anni dell’adolescenza e della lametta. Un conto sono i “peli superflui” (che tra l’altro con il sole diventano biondi), un conto è una barba da far invidia a Zack Galifianakis.

Litha è venuto e andato, abbiamo avuto discussioni interessanti partendo da alcuni parallelismi con Yule, riflettendo sul fatto che al solstizio d’inverno accendiamo il fuoco nel calderone per celebrare la rinascita ed il ritorno della luce, ma a Litha non pensiamo mai di dare spazio al declino e al principio di oscurità – che comunque sono ugualmente importanti, almeno per noi. Poi, neanche a farlo apposta, la settimana è cominciata con un tempo così brutto che martedì addirittura ho fatto colazione con la luce accesa.
Ad ogni modo, è estate, al mattino i bambini in bicicletta vanno al GREST e io a rinchiudermi in casa con una vecchia signora che per il compleanno del genero gli regala una medaglietta per la cagnolina della moglie, sento i miei crediti karmici salire pian pianino come le Google Rewards, chissà se poi ho un anno per spenderli.

Avevo dei buoni sconto di IBS da consumare entro luglio e quindi ho deciso di ordinarmi un paio di libri di Raven Grimassi, mi hanno messo la fregola alcune ragazze su Instagram (tanto per cambiare) soprattutto per il Grimoire of the Thorn-Blooded Witch. L’ordine doveva essere evaso in 5 giorni lavorativi ma ormai è già passata una settimana e lo status è ancora “in corso”. Non è un buon periodo per chiedermi di avere pazienza. Sono così lunatica che giovedì sera siamo andati a vedere Jurassic World e c’è mancato tanto così che me ne fuggissi di sala perché il brontosauro morto con quel lungo collo lì mi ricordava troppo Lady Vashj. Poi sono felice – magari perché abbiamo fatto un grillario più grande, adesso ne abbiamo circa un centinaio e finora non ho pescato cadaveri – poi mi deprimo, poi mi incazzo, poi ho voglia di abbracciare gli alberi, poi mi annoio, poi mi commuovo, poi guardo video di coniglietti bianchi che dormono in guantini rosa e penso BURZUM.
Del resto se Yuri se n’è uscito con Sailor Paturn un motivo ci sarà.

Sto commentando Fifty Years in the Feri Tradition per l’altro blog. La Feri mi piace ma Cora Anderson mi sta epidermicamente sulle balle.


Checcaspita

Ho cominciato questo post che non era neanche mezzogiorno, ieri mattina, e stavo seduta su un paio di sacchi vuoti del Silmix Mangimi davanti alla casetta dei cavalli, mentre Yuri lavorava ad un tasso che ha trovato morto sul ciglio della strada per Sedico lunedì sera.
(L’espressione in foto è per via dell’odore e dell’operazione decisamente granguignolesca in corso, ma sono rimasta colpita dalla disinvoltura con cui Yuri l’ha scuoiato e pulito… altro che Nudi&Crudi. Sono fiera di lui, e vorrei essere più d’aiuto, ma i lavori di fatica – perché di fatica ne ha fatta TANTA – non sono decisamente il mio forte.)
Sarà una cosa lunga; proviamo il metodo di Bone Lust, e lo mettiamo a macerare nell’acqua. Qui non ci sono le temperature idilliache della Florida, quindi probabilmente ci vorranno addirittura mesi perché sia pronto. È a bagno nell’acqua del ruscello, anziché quella della pompa dell’acquedotto, ci dava l’idea che potesse essere più “viva” e quindi lavorare meglio. Comunque staremo a vedere. Comunque la mia soglia esperienziale per quanto riguarda il “selvaggio” s’è alzata di un altro gradino. Comunque voglio imparare qualcosina. Comunque ha ragione Dodo e qualsiasi cosa va bene pur di scostarsi anche solo di un minimo dalla mediocrità dilagante.
Comunque mi sta un po’ sulle palle questa cosa che tutti possano condividere impunemente su Facebook le peggiori atrocità perpetrate ai danni degli animali, ma se io pubblico le foto di quello che trovo in giro di già morto vengo tacciata di “mancanza di rispetto”.

Tornando a ieri, conveniamo entrambi sul fatto che sia stata una giornata strana, una bizzarra “non-domenica”, con il cielo terso e pochissima gente in giro, e noi che alle 3 del pomeriggio stavamo girando per gelaterie nel tentativo di farci un pranzo. Ho scoperto che mi piace il caffelatte solubile.
Anche se questi due giorni di vacanza sono stati una benedizione, una parte di me stava aspettando che passassero perché ho tre libri e due diari in arrivo. Sono riuscita finalmente a comprarmi La Via dei Tarocchi di Jodorowsky, non vedevo l’ora che lo ristampassero, dovrebbe arrivare domani o, alla peggio, dopodomani. Dei diari invece non so un tubo, il sito li mette in arrivo oggi ma temo sia solo una stima puramente teorica, non c’è un track degno di definirsi tale. IMEX. Checcaspita di corriere è IMEX??


Epifania

Ho finito Wyrdworking resistendo all’impulso di comprare le carte di Taren Martin – che a detta di Albertsson sono l’unico mazzo di carte futhorc correttamente illustrato. E Picky mi ha mangiato tutti gli angoli della copertina, il che mi fa un po’ soffrire ogni volta che lo vedo, ma del resto a casa nostra funziona così, è un po’ un marchio di fabbrica.
Poi ho comprato altri due libri di Judika Illes, The Element Encyclopedia of Witchcraft e The Element Encyclopedia of 5000 Spells. Si comprano al paio. Ciao, sono Giulia e ho un problema con i libri di Judika Illes, che per fortuna si trovano anche in edizione più economica senza copertina rigida e sono ugualmente goduriosi. Non lo so, sono grandi, grossi, con una grafica accattivante… insomma, bucano facilmente tutte le mie resistenze ù_ù

Però adesso ho cominciato Coven Craft, perché abbiamo deciso di ripristinare gli incontri periodici con la congrega e quindi magari ci trovo qualche spunto interessante. Abbiamo progettini ambiziosi in mente… *grins*
Ho letto solo poche pagine e già un po’ mi turba il fatto che anche qui venga usato il termine “Wicca” semplicemente come sinonimo di stregoneria, al punto di asserire che durante le persecuzioni ad opera della Santa Inquisizione la Chiesa abbia scosso l’opinione pubblica contro la Wicca. Come se ci fosse una Wicca ai tempi di Innocenzo III, insomma. Cose da Sweep, praticamente. Speriamo bene.

Giovedì e venerdì mi sono barricata in casa con l’emicrania ed una presunta pseudoinfluenza gastrointestinale. Giovedì mattina nella fattispecie mi sono accesa la tv, quando è partita la sigla di Gilmore Girls ho avuto una specie di epifania e mi sono tirata su dal letto con un bisogno quasi fisiologico di rivedere tutta la serie, tazzona di caffè alla mano. Ne ho approfittato per fare le pulizie di primavera, praticamente, con metodo “una stanza, un episodio”. La mattina mi è volata e credo di aver toccato picchi di beatitudine assoluta, nonostante le nausee, come da un pezzo non mi capitava. Mi ci voleva. Ero addirittura sul punto di mettermi DA SOLA a dipingere le miniature di Warhammer di Yuri… poi sono rinsavita.
Sono consapevole del fatto che, come serie tv, probabilmente abbia fatto più danni di Dawson’s Creek (o di Streghe, per quanto riguarda la mia categoria), con quest’utopia del rapporto idilliaco tra madre e figlia e con un buon numero di stereotipi che generalmente detesterei… ma mi ha ricordato gli anni dell’università, quando lo guardavamo tutti i pomeriggi, quando in effetti ogni tanto andavamo anche noi sotto gli alberi a studiare ed avevamo vari gradi di dipendenza dal caffè.
Non dico che tornerei indietro, ma ci sono alcune cose di quella vita che mi mancano, soprattutto se sono un po’ giù di corda.


Wyrdworking #1

Real magic affects the world much as a smile can affect the world. There is no exact science to smiling, but most of us instinctively make use of this technique to shape our environment. A person – adult or child – who feels threatened will very often give an appeasing or apologetic smile. Another person hoping to make a strong impression will flash a confident smile. A mother coaxes her child by offering an encouraging smile. There’s no certainty that the smile will be rewarded with its desired effect. The cynic will argue that a smile will not stop a bully, that it will not result in a promotion, that a child may fail regardless of how often or how bravely a parent smiles. And yet humans continue to smile, not only to express joy, but because we know in our hearts that a smile can and does shape the world around us.


Tè e Libri

Questo Natale ho investito nelle Yankee Candles e ne ho comprate pressoché per tutti – tranne che per me, per me sono riuscita a tenere una votive che mi hanno mandato in omaggio e 4 tarts che mi sono avanzate quando ho smezzato una confezione assortita tra le mie due cognate. Insomma sono già qui a chiedermi come farò senza, poi.
Non riesco a pensare che le giornate si stiano già allungando e che prima o poi anche quest’inverno cederà il passo… avevo trovato i miei ritmi. La mia relazione con il divano stava andando a gonfie vele!

A proposito di regali, comunque, udite udite le ultime spedizioni da Amazon.it che viaggiavano con SDA e Poste Italiane (chi vuol intendere, intenda…) sono arrivate tutte IN ANTICIPO. L’Universo doveva farsi perdonare i disguidi pre-Natalizi evidentemente.

Stiamo lavorando per completare tutta la collezione de La Torre Nera, già. Abbiamo scoperto “per caso” dell’esistenza di un ottavo libro pubblicato nel 2012, e i fumetti mancanti sono venuti di conseguenza… Yuri non li vuole neanche guardare finché non li avrà TUTTI, il che ha fatto slittare il mio piano di filmarlo per House Giuri a quando sarà arrivato il pacco da eBay con tutti e 4 i capitoli di La Nascita di un Pistolero e Il Mago, che Amazon non aveva.

Stasera mi sono tolta lo sfizio del Chai Tea Latte… ho scoperto di riuscire a montare il latte con il bimby quindi anche esteticamente è stato soddisfacente. Inizialmente ero partita con l’idea di comprare le spezie e farlo tutto da me, poi quando sono arrivata da CuoreBio (…brividi…) per prendere il cardamomo, ho scoperto che ce l’avevano già bello che pronto, in tre varianti e FOTTUTAMENTE BUONO. D’accordo, ci ho guadagnato l’alternativa per quando mi impigrisco.
Stavo per dire che sono contenta che quel negozio sia lontano da casa mia, poi ho realizzato che quando Valentina ed io andavamo in palestra ci passavamo davanti a piedi almeno due giorni a settimana… accidenti.


Practical Magick #1

So while I think of myself as living in the ‘burbs, I imagine there are others who would consider me to live in the city, too. How about that? Could I be between the worlds? I don’t see why not.